Molto si è scritto sull'epopea dell'emigrazione che dall'ultimo scorcio
dell'Ottocento allo scoppio della prima guerra mondiale ha svuotato le
campagne e dislocato oltreoceano milioni di nostri connazionali. Minore
attenzione ha riscosso l'esodo del secondo dopoguerra, forse meno
spettacolare e certo meno mitizzato dell'altro. Identico fenomeno, molte
analogie, ma anche molte differenze. Andreina De Clementi descrive la
nuova mappa delle mete dell'emigrazione italiana nei primi dieci anni
del secondo dopoguerra, la trasformazione da avventura individuale a
impresa controllata dalle burocrazie statali, l'inedita domanda di mano
d'opera femminile. Discostandosi da un approccio storiografico
consolidato, l'autrice delinea una vicenda complessa e problematica, che
affonda le sue radici nel più generale contesto economico-politico
dell'epoca.